L'immagine che ne viene fuori è quella di un uomo presuntuoso e,sicuramente, non vinto. L'esame di coscienza avviene in punto di morte ma non sappiamo, poiché muore in solitudine, se sia o meno un'aggiunta del regista.
Di persone inventate o irriconoscibili ce ne sono. Pure il nome della figlia è cambiato in "Anita" in omaggio alla moglie del suo eroe, l'eroe dei due mondi.
La sua vita dorata e sicura (vive in una villa megagalattica sorvegliata da guardie armate fornite dal Presidente tunisino) viene disturbata dai suoi problemi di salute e da qualche visita inaspettata.
Ad un gruppo di turisti italiani che, avendolo riconosciuto, sul lungomare, si avvicina a lui con fare minaccioso, definendolo ladro, chiede conto e ragione della provenienza delle monetine.
La resa dei conti arriva alla fine, quando incontra il padre che lo trascina a vedere uno spettacolo teatrale. Stanno raccontando la sua storia e lui è al centro del palcoscenico, stanco e malato sulla sedia a rotelle. Suo padre ride di gusto. Gli spettatori ridono.
Una fine amara che non lo redime agli occhi dello spettatore.
Tutto ciò che ha fatto di buono o di brutto nel corso della sua vita rimane fuori dal film. Sicuramente non fuori dalla storia.
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