Ho incrociato questo autore per caso, girovagando qui e la' nel web.
Zweig era uno scrittore ebreo austriaco vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. Come tanti altri della sua fede, fu costretto a lasciare la sua patria a causa del Nazismo.

Questo romanzo e' impostato come una lettera che una sconosciuta scrive ad uno scrittore affermato.
La sconosciuta e' solo sconosciuta al suo interlocutore ma non lo e' affatto, avendo la stessa incrociato il suo cammino varie volte...
Nella lettera rira fuori tutta la sua vita, vissuta, per buona parte, intorno a lui.
Gli scrive, oltre che di se stessa, del bambino mai conosciuto, e lo fa in punto di morte. La lettera e' anche un testamento: comprare delle rose bianche ogni anno nel giorno del compleanno di lui perche' non ne ricevera' mai piu'.
Racconta del suo amore struggente che cessera' solo con la sua mortr.
Un amore totalizzante proprio perche' nato, e coltivato con estrema cura, nel periodo adolescenziale. L'autore ne da' il senso quando scrive: "Solo le bambine solitarie possono tenere viva una passione cosi intensa..."
Le passioni da adolescenti, spesso, ce le portiamo dietro tutta la vita, nel bene o nel male.