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In base al carattere schivo del protagonista che lo condanna alla solitudine, a ciò che gli accade, un misogino anaffettivo, si potrebbe pensare che il non umano sia lui.
Ma Mauro Barbi, storico di professione, che studia la piccola glaciazione, avvenuta circa 400 anni prima, e i suoi effetti sul lago di Costanza, si riferisce al decorso del tempo nella natura dei luoghi che, mai simile a sé stessa, per essere sottoposta a intemperie, cambiamenti climatici, continua ad esserci indipendentemente dagli umani che si sono avvicendati in quei luoghi. La natura assiste al loro passaggio, alla nascita, crescita e morte con indifferenza.
Di umani, in questo romanzo, ce ne sono parecchi. E' umano anche quell'uomo di 400 anni fa che, per andare a comprare del vino, cade sul lago ghiacciato e muore perchè non riesce più a rialzarsi.
Tutti gli altri umani sono persone con cui il protagonista si è approcciato nel corso della sua vita: pochi amici, la ex compagna, un vecchio professore ormai in pensione.
Da storico riesce a ricordare conversazioni, situazioni, avvenimenti vari, ma si rende conto ben presto che la sua verità non è la verità degli altri. Scopre che la verità storica, tanto a lui cara, non funziona nel privato e nei rapporti interpersonali.
Arriva alla amara conclusione che, per amore della sua verità storica, sempre totalizzante nella sua vita, non ha mai vissuto veramente.
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