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E' l'ultimo romanzo dell'autore, morto l'anno scorso. Non ha una trama. E' un dialogo tra una ragazza di 22 anni,Alicia Western, e il suo terapeuta in una clinica psichiatrica, Stella Maris, dove la stessa si e' recata spontaneamente. La pluralita' di sedute, senza soluzione di continuita' e, narrativamente, senza segni di interpunzione rende piu' evidente il flusso di coscienza e di memoria cui si sottopone Alicia. Parla,riottosamente, di se' stessa e del fratello Bobby e, in modo piu' sciolto, del resto della sua famiglia. Alicia ha due tentati suicidi alle spalle ed e' un genio della matematica, suona il violino e conosce la musica. Il fratello Bobby e' un fisico in coma, in Italia, a seguito di un incidente automobilistico. La sua e' una vita tormentata e tormentosa che, man mano che srotola fuori il discorso, trasferisce queste stesse sensazioni al lettore. Le considerazioni e gli effetti pratici e corporei del suicidio, il pianto incessante, a seguito dell'acquisto di un violino ad un prezzo esorbitante, per aver suonato la Ciaccona di Bach, il grande incestuoso amore, non ricambiato, per il fratello, i suoi personaggi immaginari, i suoi idoli, i suoi sogni,rendono il tutto sicuramente non indifferente al lettore. Suo padre e' stato parte attiva nel progetto Manhattan per la costruzione e la gestione della bomba atomica. Il padre, un genio della scienza, va a morire di cancro in Messico, in mano ad un ciarlatano. L'io narrante di Alicia e' lo stesso Mac Carthy che pone l'accento sulla naturale malvagita' dell'uomo...
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